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La Sicilia, comprese le piccole isole circostanti, è la regione più estesa d’Italia con uno sviluppo territoriale di 25.707 kmq. Per i caratteri geo-morfologici, podologici e climatici costituisce uno dei territori più eterogenei e diversificati del Bacino del Mediterraneo. Essa esprime pertanto una ricchezza ambientale e biologica straordinaria. Non a caso risulta tra i territori a più alta diversità biologica e con uno dei più elevati tassi di endemismo.

La sua flora vascolare viene stimata in circa 2700 specie che rapportate all’estensione della regione ne fanno uno dei territori a più elevata ricchezza aforistica dell’intero bacino. L’elevata biodiversità è da connettere, dunque, alla grande varietà di substrati, alla accentuata orografia, ad una geomorfologia molto contrastata ed alla particolare posizione geografica al centro del Mediterraneo.

Anche la fauna, in Sicilia, trova significatività. La diversità faunistica della regione, infatti, viene espressa da un elevato numero di specie in massima parte stanziali. La componente stagionale si riscontra fra gli uccelli che, in massa, trovano nella nostra regione adatti luoghi di sosta o di rifugio. Non a caso, le principali rotte migratorie nel Mediterraneo intercettano la Sicilia.

Prescindendo dalle numerose specie scomparse, ammonta oggi a circa 700 il numero delle specie di vertebrati presenti o che frequentano l’isola. In particolare, tenendo conto anche delle sottospecie, 5 sono le specie di anfibi, 47 quelle dei mammiferi, 30 di pesci di acqua dolce, 36 i rettili e circa 450 gli uccelli, di cui un terzo nidificanti.

Per quanto riguarda la fauna invertebrata, il contributo della regione è ancora più incisivo. Basti pensare che ammontano a quasi 500 le specie di insetti esclusive nel suo territorio.

Dal dopoguerra ad oggi la Sicilia ha visto progressivamente distrutto il proprio patrimonio ambientale pervenendo ad un paesaggio tanto diverso e contrastato rispetto ai primi decenni del secolo appena trascorso. Malgrado ciò, il suo territorio risulta ancora ricco di espressioni significative di una natura modellata dall’azione plurimillenaria delle tante civiltà che vi si sono avvicendate.

Se l’assetto floro-faunistico della regione può ritenersi, dunque, ancora sufficientemente integro, il paesaggio vegetale è quello che ha subito i cambiamenti più radicali per effetto dell’antica antropizzazione. Il quadro della vegetazione risulta, infatti, improntato da formazioni secondarie legate alle attività dell’uomo. In esso gli aspetti di vegetazione naturale e subnaturale sono localizzati prevalentemente nelle aree montane meno accessibili e nelle piccole isole.

In particolare i sistemi con il più elevato grado di naturalità si riferiscono, preminentemente, agli habitat rupestri dei maggiori rilievi presso cui risultano insediate comunità vegetali specializzate, espresse da specie rare e in alcuni casi esclusive. Essi si distribuiscono frammentariamente in tutto il territorio regionale. Sono tuttavia maggiormente concentrati nelle province di Catania, Palermo, Messina ed Agrigento.

Le comunità vegetali con fisionomia e struttura assimilabile a quelle insediate nell’ambiente naturale, si identificano con le formazioni forestali delle fasce montane e collinari. Fra queste figurano i boschi a prevalenza di leccio e di querce caducifoglie termofile, il bosco misto di rovere ed agrifoglio, di faggio, i fruticeti e le praterie d’alta quota nonché le formazioni litoranee di scogliera. Gli ecosistemi subnaturali ricadono, principalmente, all’interno di aree più o meno estese, recentemente sottoposte a tutela.

Maggiore diffusione hanno nel territorio regionale le fitocenosi di sostituzione, quali le boscaglie, gli arbusteri e le garighe, le formazioni calanchive, la vegetazione igrofila legata ai corsi d’acqua, quella psammofila, nonché le formazioni ed i popolamenti forestali artificiali, inclusi boschi a prevalenza di castagno e di sughera il cui mantenimento è favorito dall’uomo. L’insieme di queste espressioni di vegetazione secondaria, di tipo seminaturale dunque, ricade per buona parte nei territori collinari e montani delle provincie di Messina, Palermo, Catania ed Enna, ed interessa pressappoco un quarto della superficie regionale.

Poco meno della metà del territorio della Sicilia è interessato da agroecosistemi in cui viene praticata una agricoltura di tipo tradizionale. Questi sistemi, inquadrabili nel contesto dell’ambiente rurale, risultano diffusi nell’entroterra collinare e nella bassa montagna delle province di Caltanissetta, Enna, Palermo, Ragusa, Agrigento e Siracusa. Sono espressi dalle colture arboree ed erbacee, estensive e a basso impatto ambientale, che improntano vasti tratti del paesaggio agrario, come gli oliveti, i mandorleti, i frassineti, i piscacchieti, i noccioleti, i seminativi in asciutto, i prati e gli erbai, ecc. al loro interno si rilevano aspetti di vegetazione spontanea i tipo prevalentemente erbaceo, alcune delle quali di notevole effetto cromatico per le massive fioriture.

Il paesaggio, dunque, nonostante la progressiva distruzione dei suoi aspetti naturali, particolarmente incisiva nell’ultimo secolo, mostra ancora una straordinaria ricchezza e diversità.

Grazie agli interventi legislativi, la Sicilia può vantare quattro parchi naturali, compreso il neo-istituito Parco dell’Alcantara, e una novantina di riserve naturali, che complessivamente sottopongono a tutela e a fruizione controllata circa 250.000 ettari di superficie, corrispondente ad oltre il 10% del suo sviluppo territoriale.

Si tratta di un dato indubbiamente significativo se rapportato alla densità demografica, ma che certamente non comprende l’intero patrimonio naturalistico e ambientale della regione. Altre aree, infatti, meritano di essere considerate all’interno del sistema di aree protette.


 

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